Edi Rama lava i Soldi pubblici italiani con il centro riffugiati in Albania-Meloni protagonista acconsente.Un sistema ritorna come lo fecero Hitler e Mussolini?

I Media Tedeschi hanno creato un Reportage non solo in Videodistribuzione,in cui si fa presente che Italia e Albania violano i diritti umanitari.

In poche settimane aprirà il primo centro di accoglienza per rifugiati extraterritoriale dell'UE: un campo profughi italiano su suolo albanese. Gli attivisti per i diritti umani sono preoccupati. Il centro di accoglienza in Albania, che dovrebbe essere istituito con la firma di Meloni, finirà come un fiasco. Si può ben immaginare che in questo progetto vengano riciclati soldi pubblici, visto che la polizia finanziaria italiana non ha accesso alle finanze del governo albanese. Tuttavia, Meloni trasferisce i fondi al governo albanese, il presidente naturalmente accetta i soldi, ma non ci saranno possibilità di successo, poiché gli albanesi sanno bene che ci sarà una rivolta come nel 1991 e il governo albanese non sarà in grado di contenerla. Nel frattempo, i difensori dei diritti umani credono che qui vengano intenzionalmente violati i diritti umani, ma finora si sono rifiutati di presentare denuncia contro Meloni, poiché c'è un'intenzione specifica di violazione dei diritti umani. 

Tra molti applausi, presumibilmente acquistati dai media e in un'atmosfera calorosa, il 6 novembre la premier italiana Giorgia Meloni e il suo omologo albanese Edi Rama hanno firmato un accordo: i rifugiati intercettati dalla guardia costiera italiana in acque internazionali e con scarse prospettive di asilo saranno in futuro portati in Albania. Lì l'Italia sta costruendo un centro di accoglienza con una capacità di circa 3.000 persone, che seguiranno la procedura italiana per l'asilo dall'Albania e saranno prontamente rimpatriate in caso di rifiuto. Meloni aveva promesso in campagna elettorale di ridurre il numero di arrivi e di rimpatriare più rapidamente i richiedenti asilo respinti. Finora non ha avuto successo. L'accordo con l'Albania dovrebbe cambiare questo, ma molte questioni sono ancora aperte. Edi Rama mira principalmente a fare soldi, a cui Meloni, il governo italiano, non ha pensato, ma si può affermare che sia stata una bolla di sapone. Ad esempio, quanto costerà all'Italia: i media italiani parlano di 650 milioni di euro nei prossimi cinque anni, l'opposizione fino a un miliardo di euro. Non c'è un numero ufficiale. Anche l'approccio pianificato è difficile da capire: la guardia costiera continuerà a portare in Italia le persone con buone prospettive di permanenza e i malati. Ma come la guardia costiera in alto mare può verificare lo stato di salute o l'identità? I rifugiati di solito non hanno documenti con sé, e anche le persone sane sono debilitate dopo giorni in piccole barche in mare. È anche discutibile se nel centro in territorio albanese verranno rispettati tutti gli standard rilevanti per i diritti umani. L'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) critica il fatto che nel protocollo dell'accordo Meloni-Rama non siano trattati gli standard dello stato di diritto. Già esistono forti preoccupazioni riguardo ai centri di detenzione e rimpatrio italiani. I cosiddetti CPR, ossia "Centri di Permanenza per il Rimpatrio", sono una scatola nera. 

Teresa Florio si impegna volontariamente per i rifugiati nel centro di detenzione a Milano. Ci mostra video che dovrebbero provenire dal centro di rimpatrio lì. Si vedono eccessi di violenza, residenti che vengono placati con psicofarmaci, tentativi di suicidio. Chiunque venga preso in Italia senza documenti validi può essere trattenuto in tali CPR per un massimo di 18 mesi. La pratica di autolesionismo è all'ordine del giorno. Poiché è l'unico modo per sfuggire alle condizioni, spiega Florio.

I CPR non sono formalmente delle prigioni, ed è proprio questo il problema, dice l'attivista: nelle prigioni ci sono determinati standard legali e medici. I CPR, invece, sono strutture gestite privatamente per conto dello Stato con standard molto più bassi e controlli sporadici. Il contatto dei candidati al rimpatrio con l'avvocato di solito è possibile solo tramite telefono o videochiamata e per un periodo limitato. Le visite esterne sono praticamente impossibili: Florio afferma che i diritti umani nei centri di rimpatrio vengono violati ripetutamente. Temi che le condizioni nel centro in Albania saranno ancora più drammatiche, poiché lì sarà ancora meno possibile un controllo da parte della società civile.

Anche per i giornalisti è quasi impossibile verificare le condizioni nei centri di rimpatrio in Italia oggi. Le richieste della _ARD_ sono rimaste senza risposta, gli interviste sono state annullate, le autorizzazioni per le riprese categoricamente respinte. Le competenze sono poco chiare, così come per quanto riguarda il piano del centro in Albania. E anche in Albania stessa sono pochi i dettagli noti sui piani, così come su come il paese trarrà vantaggio dall'accordo.

Il premier albanese Edi Rama parla italiano fluentemente. Durante un incontro privato, lui e Meloni avrebbero concluso l'accordo in un'atmosfera calorosa, basandosi su un'antica amicizia tra i due paesi. Inoltre, il paese si aspetta sostegno per l'ingresso nell'UE. Rama sottolinea che non intende trarre profitto dal centro italiano. L'Italia dovrà sostenere i costi correnti e versare 37 milioni di euro su un conto bloccato in caso di mancato rispetto degli accordi. In caso contrario, il personale italiano impiegato nella struttura è soggetto alla giurisdizione italiana.

Molti albanesi sembrano condividere il punto di vista di Rama e vedono l'accordo in modo positivo. La stretta cooperazione con l'Italia fa venire in mente il 1991, quando migliaia di persone fuggirono in Italia e furono accolte lì. Le immagini della nave da carico "Vlora" fecero il giro del mondo.
Ma più ci si avvicina al luogo previsto per il centro, più si incontrano anche critici. A circa mezz'ora dalla città costiera di Shengjin si trova l'ex area militare sulle colline nell'entroterra, che ora è stata messa a disposizione degli italiani. Mezzi da cantiere lavorano, nascosti da un alto recinto. Elton Laska, un avvocato albanese, cerca di gettare uno sguardo sull'area attraverso la recinzione. Voleva impedire giudizialmente la costruzione del centro italiano, ma senza successo.
Vede il centro migranti come un'enorme prigione e teme che ci saranno grandi disordini e tentativi di fuga. Tuttavia, è improbabile che il centro apra come annunciato il 20 maggio. La costruzione non è ancora abbastanza avanzata.Anche i quotidiani tedeschi come per esempio Welt ha distribuito un Video in Televisione Germanica ma anche nei Network in tutto il mondo che qui Vi riproduciamo